Mercoledì il Parlamento europeo ha approvato il marchio “verde” della Commissione europea per il gas e l’energia nucleare. I deputati considerano queste due fonti energetiche come necessarie per combattere il cambiamento climatico. Il voto ha irritato le organizzazioni ambientaliste, ma anche alcuni esperti di geopolitica climatica ed energetica. Potrebbe essere avviata un’azione legale.
L’applauso è risuonato mercoledì a mezzogiorno nell’Aula del Parlamento europeo a Strasburgo. Un’alleanza di eurodeputati, che spazia dal centro all’estrema destra, ha votato per classificare il gas e l’energia nucleare come energia “verde” secondo la tassonomia dell’UE.

La forte mobilitazione delle ONG ambientaliste e gli appelli degli eurodeputati verdi e socialdemocratici non sono quindi bastati a bloccare questo testo controverso della Commissione europea. I deputati, riuniti in plenaria mercoledì 6 luglio, hanno respinto con una maggioranza di 328 voti la proposta di veto contro questo progetto. L’obiezione ha ricevuto 278 voti. Tuttavia, erano necessari 353 voti per approvare il veto e far cadere il testo della Commissione europea.

La Green Taxonomy è una classificazione che mira a fornire agli investitori un elenco di attività che possono essere considerate rispettose del clima, al fine di incoraggiare la canalizzazione di capitali privati in attività che sostengono gli obiettivi climatici dell’Unione Europea, che si è impegnata a ridurre le proprie emissioni di gas serra del 55% entro il 2030.

Il testo, proposto dalla Commissione, classifica come sostenibili gli investimenti nella generazione di energia elettrica in centrali nucleari e a gas, a condizione che utilizzino le tecnologie più avanzate e rispettino una certa soglia di emissioni. In termini pratici, ciò significa che nei prossimi anni sarà più facile costruire centrali nucleari e a gas, in quanto le società che hanno realizzato questi progetti avranno un accesso più agevole ai mercati finanziari.